Per Gorby07 del 9 Novembre
Non sono così ferrato da entrare nel dettaglio tecnico del funzionamento degli aggregati che compongono le variabili in discussione (PIL, inflazione, spread e salari). Mi limito ad osservare che considerare la crescita del PIL come stella polare incontrovertibile del buon andamento del sistema socio-economico non sta conducendo ad approdi così favorevoli dal punto di vista generale.
Infatti si tratta di un mero indicatore che non tiene conto del modo in cui si arrivi al risultato finale, quindi rischia di essere premiante anche in relazione a situazioni oggettivamente inaccettabili. In Cina il PIL aumenta in doppia cifra da anni, eppure siamo tutti d'accordo che si tratti di un regime e che le condizioni di lavoro siano al limite dell'umano.
A parte questo, ripeto: a fronte di un aumento dei prezzi e di ricche retribuzioni (spesso crescenti di anno in anno) per i vertici direttivi aziendali, come si fa a dire ad un lavoratore dipendente, che spesso già arriva a stento o proprio non arriva a fine mese, che il suo stipendio non può essere adeguato perchè non c'è stato un corrispondente incremento del PIL? Dunque l'incremento del PIL è un parametro utile solo per i lavoratori dipendenti e non anche per funzionari, dirigenti e top management?
La verità è che dobbiamo trovare un modo per far sì che a seconda della congiuntura si vada avanti o indietro tutti insieme e non alcune parti sì e altre no.
In ogni caso, non mi sembra che lo slittamento dello spread sia dovuto all'aumento dei salari in misura superiore al tasso di crescita del PIL, quanto piuttosto ad una generale perdita di credibilità nell'innescare un circolo virtuoso capace di risolvere annosi vizi strutturali, derivanti in buona sostanza dall'incapacità/mancanza di volontà di intaccare una moltitudine di privilegi e rendite di posizione ormai assestate nel tempo fino ad assumere la forma di un para-sistema. E quei privilegi non sono certamente quelli dei percettori di salario
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